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Nathalie McGloin è una proprietaria e grande appassionata di Lamborghini. Ma cosa la rende così speciale?
È rimasta paralizzata dal torace in giù all’età di 16 anni a causa di un incidente d’auto. Nel 2015 ha iniziato a gareggiare a bordo di vetture sportive adattate. Ci ha accolti a casa sua in Inghilterra per parlare della sua missione di rendere il motorsport accessibile ad altri piloti disabili, con la sua Huracán Performante e una Urus pronte per essere guidate…
Nathalie, in cosa consiste il tuo ruolo come Presidente della Commissione FIA per le Disabilità e l’Accessibilità?
Cerchiamo di standardizzare il rilascio della licenza per i piloti con disabilità e lavoriamo anche per istituire una procedura per le vetture omologate che sono state adattate alle nostre esigenze specifiche. In generale, vogliamo assicurarci che a tutti arrivi questo messaggio: il motorsport è accessibile alle persone con disabilità! Che vogliano lavorare in questo settore o fare volontariato, diventare piloti o partecipare come semplici spettatori: noi cerchiamo di far sì che le porte del mondo del motorsport siano aperte alle persone con disabilità, su tutti i fronti. C’è ancora molto da fare, ma stiamo compiendo dei passi in avanti.
Competi con piloti normodotati?
Sì, certo, di solito si tratta soprattutto di uomini. Le donne in genere sono appena agli inizi: a fine anno si terrà una corsa riservata a noi, un evento non competitivo, a cui parteciperò in qualità di membro di un club femminile. Ma in tutte le competizioni gareggio con uomini non disabili, penso addirittura di non essermi mai confrontata con una donna.
Come ti vedono i tuoi avversari?
Credo che il genere passi del tutto in secondo piano rispetto alla disabilità. Di fronte a una donna pilota, sai che la gente è interessata al suo genere per ragioni che poco hanno a che vedere con le corse; nel mio caso invece l’attenzione si concentra sulla mia disabilità perché determina il modo con cui controllo la vettura. Tutti sono interessati ai comandi manuali e a come guido senza poter muovere le gambe. Credo che il genere diventi una questione di poco conto, dato che la disabilità assume una dimensione concreta e tangibile nel mondo delle corse: non importa se dietro al volante c’è un uomo o una donna. La disabilità implica una diversa configurazione dei comandi dell’auto e tutti vogliono scoprirne gli aspetti tecnici e meccanici, trattandomi così come qualsiasi altro pilota quando scendo in pista. Ed è proprio quello che voglio. Ma nel paddock tutto cambia. La gente mostra tutto il suo interesse e mi piace parlare dei comandi e di altri dettagli tecnici.
Quando è nato il tuo interesse per le auto?
Tutto è iniziato ai tempi dell’università, quando ho comprato una vettura sportiva. Lo feci solo perché mi era stato detto che non sarei stata in grado di maneggiarla. Quando ero al volante, nessuno poteva vedere la mia sedia a rotelle: ero sulla strada come chiunque altro, in un’auto come tante, non ero una persona con disabilità. Penso che sia stato l’anonimato della guida, unito al brivido della velocità, ad accendere il mio entusiasmo. La prima volta che sono salita a bordo di un’auto davvero potente, appena ho sfiorato l’acceleratore la mia testa è finita dritta contro lo schienale ed è scoccata la scintilla, non so perché. Più correvo, più volevo continuare. Così ho iniziato a comprare auto sempre più potenti, fin quando ho scoperto i track day. Per me era l’occasione perfetta per vivere fino in fondo quella sensazione.
Come reagisce la gente quando ti vede nella tua Huracán Performante?
Non si vedono molte Lamborghini in giro, quindi la prima reazione è sempre la stessa: “Wow, una Lamborghini!” Solo in un secondo momento si accorgono che c’è una donna al volante, ma quando parcheggio e tiro fuori la sedia a rotelle ecco che esclamano “ È in sedia a rotelle! Che diavolo succede?”. La gente normalmente non associa le parole Lamborghini, donna e donna con disabilità. Ma adoro la reazione delle persone quando scendo dall’auto in un parcheggio riservato ai disabili.
Ora c’è anche una Urus parcheggiata di fronte a casa tua...
Adoro lo stile di Urus! Lamborghini ha voluto creare un SUV che avesse il look e le linee spigolose di una Lamborghini. Vedendola, si capisce subito chi l’ha realizzata. Ha un’estetica incredibile, non vedo l’ora di guidarla!