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Viaggio all’interno della fonderia artistica newyorchese in cui si realizzano le statuette più famose di tutti i tempi e le visioni di grandi creativi. Qui, dove l’eccellenza artigiana incontra l’innovazione tecnologica, la magia ha inizio.
C’è grande attesa, ogni anno, per la notte degli Oscar. Al di là delle previsioni sui film più o meno amati, che terranno il pubblico in mondovisione con il fiato sospeso, una cosa è certa: i vincitori premiati nelle diverse categorie stringeranno tra le mani la statuetta più famosa di tutti i tempi. Il cavaliere disegnato nel 1928 da George Stanley e soprannominato Oscar negli Anni 30 per la somiglianza - dice la leggenda - con un parente di un’impiegata dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, è stato realizzato per la prima volta, in bronzo, da una fonderia californiana. Nei decenni ha subito trasformazioni nella lavorazione e nei materiali, diventando così anche un simbolo dei cambiamenti in atto nella società e nello show business.
Dal 2016, a produrre le statuette è UAP Polich Tallix, storica fonderia newyorchese che dà corpo alle visioni dei più grandi artisti contemporanei, da Jeff Koons a Louise Bourgeois. «È un onore produrre gli Oscar perché sono pezzi iconici. Spesso abbiamo dei visitatori in sede e ogni volta che riconoscono la statuetta sul tavolo da lavoro dei nostri artigiani si illuminano, dicono “wow, non mi ero mai chiesto da dove venissero”. Uniscono i puntini ed è un momento magico», ci racconta Jake Joyce, General manager della fonderia. Insieme a lui scopriamo che dietro al luccichio della piccola scultura ricoperta d’oro, alta poco più di 34 cm, si nasconde un lavoro minuzioso e altamente specializzato, che fa convivere la più alta tradizione artigianale con l’innovazione tecnologica.
Ci dice che, per questa nuova commissione, l’Academy desiderava tornare al metodo di manifattura originale, in bronzo fuso. In più, voleva tenere il carattere della statua di Stanley, combinandolo con una più moderna. La scansione in 3D, la modellazione digitale e la stampa in 3D hanno permesso ai digital artist della fonderia di lavorare al loro fianco per ottenere un design che esaltasse le qualità di entrambi i modelli.
Per ottenere dal prototipo le 60 statuette annuali inizia un laborioso processo a fasi che, semplificando molto, porta dalla creazione dello stampo di gomma tradizionale alla copia in cera, dal guscio di ceramica alla sabbiatura, dalla scolatura del materiale eccedente ai 13 strati di rivestimento, dalla cottura alla pulitura. Poi il bronzo viene fuso e versato nella ceramica con un sapiente controllo delle temperature e si raffredda per una notte. A quel punto il guscio viene spaccato e compare la scultura allo stato grezzo. Ma è nel reparto di rifinitura che si svolge gran parte del lavoro: «Dobbiamo appiattire il fondo, controllare che tutto sia allineato perfettamente, imprimiamo il numero di serie e le iniziali dell’Academy; la superficie passa a un finissaggio molto sottile prima di essere ricoperta d’oro».
Quanto tempo ci vuole, quindi, per realizzare un singolo Oscar? 75 ore, se tutto va bene. Come sottolinea Joyce, il calcolo è indicativo, perché non tiene conto di due fattori determinanti: un team super specializzato, e ci vogliono generazioni per perfezionare quelle competenze; e una struttura eccezionale. Nello specifico, la magia degli Oscar prende vita a Rock Tavern, 60 miglia a nord di New York, nella Hudson Valley. Nella gigantesca sede di 5.500 mq si possono vedere carroponti che scorrono avanti e indietro trasportando tonnellate di materiali. Al suo interno sono impegnate 85 persone, provenienti dai più svariati background. Non ci sono restrizioni o percorsi obbligati, ma tutti i maker hanno capacità ed esperienze uniche, necessarie per anticipare i problemi e le sfide che realizzare progetti di grandi artisti richiede. «Alcuni di loro lavorano qui da 50 anni, abbiamo la fortuna di avere mastri artigiani di 80 anni che tramandano il loro sapere ai più giovani.
È un posto fantastico in cui lavorare, chi entra nel team tende a rimanerci a lungo. Siamo una grande famiglia». La fonderia è stata creata nel 1968 dal maestro dei metalli Dick Polich, che con instancabile curiosità e sperimentazione ha trovato soluzioni rivoluzionarie per artisti come Frank Stella o Alexander Calder. Ha contribuito così ad aprire la conversazione sulla figura del fabbricatore d’arte che, pur operando dietro le quinte, è protagonista al pari di chi ha avuto l’idea creativa. Con il suo ritiro nel 2020, la fonderia è entrata a far parte di UAP (Urban Art Projects), compagnia internazionale che realizza progetti architettonici e di design. Per far fronte all’ampliamento del team mantenendo l’eccellenza delle specializzazioni, a Rock Tavern si è attivata una scuola dei mestieri interna. Chi arriva per la prima volta nella wax room (l’area in cui si fanno i modelli per la fusione a cera persa, anche per gli Oscar), inizia un corso che lo porterà a imparare dagli esperti di ogni dipartimento, procedendo per step successivi. La School of Making è così efficace che recentemente ha aperto le porte anche ad alcuni degli artisti che si rivolgono alla fonderia: osservare da vicino come le opere prendono forma può dare nuova linfa al loro processo creativo.
Allo stesso modo, sapere da dove vengono gli Oscar trasformerà la nostra esperienza della notte degli Academy Awards?